Il vino Sassicaia e la DOC Bolgheri: una storia lunga e affascinante

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È lunga e affascinante la storia del Sassicaia, uno dei vini toscani più famosi in Italia e nel mondo. Questa produzione enologica d’eccellenza della DOC Bolgheri, in provincia di Livorno, si ottiene solo adoperando uve cabernet sauvignon e cabernet franc.

Contraddistinto dal colore rosso rubino intenso e da un aroma dalle mille sfaccettature, ha una notevole struttura ma al tempo stesso mantiene un’armonia e un’eleganza che solo pochi altri vini possiedono. Per le sue caratteristiche è ideale per le occasioni speciali, da abbinare con piatti di cacciagione o di carne rossa alla griglia, come una tagliata di chianina.

Ma come è nata la DOC Bolgheri? La coltivazione della vite in Toscana e soprattutto nel territorio della zona di Bolgheri ha origini antichissime, e testimonianze della sua presenza si riscontrano già con gli Etruschi e poi con i Romani. Il territorio in cui oggi crescono la maggior parte dei vigneti e delle aziende però non si sviluppò per diversi secoli, fino a quando, alla fine del 1600, i Conti della Gherardesca non decisero di provare a dare un nuovo impulso all’area, iniziando tra le altre cose a piantare i primi vigneti pianeggianti nelle zone di San Guido e di Belvedere. Sicuramente il personaggio che più di tutti contribuì allo sviluppo del territorio nell’ottica di creare un’area vocata alla viticoltura e all’agricoltura in generale fu Guidalberto della Gherardesca. Guidalberto, oltre ad aver creato il famoso Viale dei Cipressi che congiunge Bolgheri a San Guido, ristrutturò i vigneti del tempo secondo le più moderne tecniche agronomiche e ne piantò di nuovi, delineando la prima bozza di quella che sarebbe diventata la mappatura delle prime aziende vinicole di Bolgheri.

Purtroppo, le innovazioni introdotte da Guidalberto furono bruscamente interrotte nella seconda metà dell’Ottocento da malattie arrivate dall’America quali oidio, peronospora, ma soprattutto fillossera che decimarono i vigneti europei.
La viticoltura, che a Bolgheri aveva iniziato a fiorire con grandi prospettive da circa due secoli, si ritrovò quindi all’inizio del XX secolo a essere quasi tornata a un punto zero. A rivoluzionare la storia di questo territorio fu il marchese Mario Incisa della Rocchetta, piemontese da un lato e romano dall’altro, che si trasferì in Toscana avendo sposato la Contessa Clarice della Gherardesca nel 1930.

In una zona dove i vini rossi che si producevano erano per lo più rustici, Mario Incisa volle provare a crearne un nuovo tipo, ispirato dal modello qualitativo dell’enologia francese che era abituato a bere e apprezzare. Prelevò delle piante di Cabernet Sauvignon che impiantò nel 1942 e successivamente nel 1944 a Castiglioncello di Bolgheri, in una zona protetta dal vicino mare. Il vino ottenuto rimase un fenomeno limitato al consumo della famiglia e di pochi intimi amici fino alla fine degli anni ’60. Nel 1972 infatti vide la luce il primo Sassicaia ufficiale, della vendemmia 1968. Già soli due anni dopo, Gino Veronelli si innamorò di quel vino e cominciò a farlo conoscere al mercato italiano. I successi perònon furono solo nazionali: in una degustazione alla cieca della rivista Decanter infatti il Sassicaia 1978 sbaragliò tutti gli altri Cabernet del mondo presenti, ma è con l’annata 1985 e i primi 100 punti assegnati da Robert Parker a un vino italiano che il mito si consacra.

Nel 1983 fu approvato il primo Disciplinare di tutela dei Vini Bolgheri che viene però modificato nel 1994. Contestualmente viene inserita nel disciplinare anche la sottozona Bolgheri Sassicaia, che precisa tra le altre cose i limiti territoriali a ridosso dell’abitato di Bolgheri in cui poter produrre questo vino, ricadenti all’interno della Tenuta San Guido. Pochi mesi dopo, nel gennaio 1995, viene fondato il Consorzio per la Tutela dei vini DOC Bolgheri.

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Nella foto uno dei tanti viali costellati di cipressi, un classico del panorama toscano